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Sant’Ilario d’Enza - Cooperativa di Consumo

Uno dei primi obiettivi della violenza squadrista

Cooperativa di Consumo in via Roma Archivio fotografico del Comune di Sant’Ilario d’Enza, 1910 ca. 

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Sul finire del 1920, mentre le elezioni amministrative confermano la grande forza elettorale del partito socialista, iniziano anche le violente offensive fasciste. Sostenitori di queste prime rappresaglie sono gli agrari e gli industriali i cui interessi erano stati lesi dall'emancipazione del lavoro e del lavoratore che il movimento cooperativo socialista aveva operato e continuava a sostenere. L'assalto alla Cooperativa di Consumo e Casa del Popolo di Sant'Ilario si inserisce nel clima di tensione del biennio 1920-1921.

Cooperativa di Consumo in via Roma. Archivio fotografico del Comune di Sant’Ilario d’Enza, 1910 ca. 

Edificio dove sorgeva la Cooperativa di Consumo in via Roma. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022 

Stazione di Sant’Ilario. Archivio fotografico del Comune di Sant’Ilario D’Enza, 1919 

Nonostante sul finire del 1920 il fascismo non fosse che un piccolo movimento senza un solido fondamento, né teorico né ideologico, anche nella provincia di Reggio Emilia le camicie nere non si fecero attendere. In breve venne lanciata una campagna squadrista che iniziò con minacce e intimidazioni per passare poi, con estrema rapidità, a fatti sempre più concreti. Un esercizio della violenza precisa, consapevole e organizzata militarmente che fu chiaro sin da subito non avrebbe escluso neanche l’omicidio politico. Il Comune di Sant'Ilario fu uno dei primi obiettivi della violenza fascista. Il 27 di febbraio 1921 i fascisti presero di mira i due più importanti centri del potere popolare: la Cooperativa di consumo e il comune socialista. Il pretesto per l'arrivo dei diversi gruppi di fascisti a Sant'Ilario fu l'inaugurazione della Casa del fascio locale prevista per domenica 27 febbraio 1921. Il gruppo dei fascisti del Fascio reggiano, dopo essere arrivati in treno, si diressero verso il centro del paese dove si riunirono con altri gruppi arrivati con automezzi da Parma e da Guastalla. 

Municipio e via Roma. Archivio fotografico del Comune di Sant’Ilario D’Enza, 1900 ca. 

I fascisti sin dal mattino iniziarono ad atteggiarsi con fare provocatorio nei confronti dei cittadini e pretesero che, in occasione del loro arrivo e della inaugurazione della casa del fascio, fosse esposta al balcone del comune la bandiera nazionale. La richiesta fu avanzata al sindaco Augusto Salvatori che rifiutò in quanto non si trattava di una manifestazione nazionale e quindi la loro pretesa era inammissibile. Nell'impossibilità di entrare, essendo sbarrata la porta, riuscirono comunque nei loro scopi issando la bandiera sul balcone grazie ad una scala. 

la giustizia 6 marzo 1921

“La Giustizia”, 6 marzo 1921. Emeroteca Biblioteca Panizzi


Verso le ore 16, il gruppo si spostò in piazza - presumibilmente piazza Curiel - dove era stato allestito un palco per ospitare il comizio. A parlare fu il segretario del fascio di Reggio Emilia Milton Lari, tutto il suo discorso fu incentrato sullo screditare le finalità politiche e sociali dei socialisti a vantaggio invece delle nobili intenzioni del fascismo di innalzare tutti e prima ancora la nazione. Anche i toni del comizio si fecero più provocatori quando parlò Pio Fornaciari, un fascista locale, che iniziò a fare aperte allusioni ad una possibile aggressione alla “Casa della teppaglia rossa”, facendo un esplicito riferimento alla sede della cooperativa. Per motivi di ordine pubblico il commissario di polizia ordinò la chiusura della sede della cooperativa ottenendo però il fermo rifiuto da parte dei soci, dai dirigenti socialisti e dai vari cittadini di lasciare lo stabile in quanto assolutamente legittimati a stare in qual luogo senza cedere alle intimidazioni fasciste. Il clima di tensione era ormai altissimo, e quando un operaio di Campegine, inavvertitamente passando con la bicicletta, pestò un piede ad un fasciata presente al comizio ci fu il pretesto per dare il via all'aggressione.

Il gruppo si diresse verso la cooperativa e iniziò a sparare. Da questo momento, anche i soci cooperatori, i socialisti e i diversi lavoratori, raccolti nella casa del popolo sentendosi attaccati iniziarono a rispondere lanciando in un primo momenti sassi e pietre dalle finestre e poi rispondendo al fuoco. Sul luogo arrivano anche i carabinieri che accerchiano l’edificio e sparano a loro volta verso lo stabile. Una volta cessato il fuoco e sfondato un portone della cooperativa con un camion, i carabinieri procedettero al disarmo e all’arresto delle persone all’interno. I fermati vennero trasferiti a Reggio Emilia nel carcere di San Tommaso e poi rilasciati dopo una ventina di giorni per mancanza di un regolare capo d'accusa. I fascisti rimasti in circolazione nel centro del paese, prima di riprendere il treno alla stazione per rientrare a Reggio, tornano alla sede della cooperativa e appiccarono le fiamme.

"Il Giornale di Reggio", 2 marzo 1921. Emeroteca Biblioteca Panizzi 

Informazioni sulla situazione politica nella provincia di Reggio Emilia, Fondo Giannino Degani. Archivio Istoreco, Reggio Emilia, 18 settembre 1921

L'incendio della Cooperativa suscitò una profonda impressione e sfociò in spontanee manifestazioni di protesta, il mattino successivo gli operai delle officine meccaniche Reggiane e quelli di altre fabbriche scioperarono e si recarono davanti alla Camera del Lavoro in via Farini, l'onorevole Zibordi prese parola pubblicamente per un invito alla calma e per rinnovare una aperta fiducia nelle istituzioni. Sui fatti di Sant'Ilario riuscì ad ottenere una inchiesta governativa condotta dal Commissario Francesco Grassi inviato dal Ministero degli interni. Esito di questa inchiesta fu in un primo momento il trasferimento del vice commissario di Pubblica Sicurezza e di un capitano del Carabinieri gravemente compromessi per la condotta che avevano tenuto di manifesto appoggio all'operato fascista. Il tutto però venne revocato in un'ottica di pacificazione. Con il pretesto degli avvenuti disordini, il prefetto scioglierà il consiglio comunale e il 30 aprile nominerà un commissario. Avrà così bruscamente termine l'amministrazione socialista a Sant'Ilario. 

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