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Fabbrico - Municipio

Un tentativo di resistenza alle violenze

Via Roma a Fabbrico FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022 

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Il fascismo a Fabbrico ha una genesi simbolica essendo il paese natale di Ottavio Corgini, segretario della Camera dell’Agricoltura, la principale associazione agraria finanziatrice dello squadrismo reggiano. 

Corso Roma a Fabbrico. Istituto Marani, archivio storico fotografico del Comune di Fabbrico, anni ‘20.

Via Roma a Fabbrico. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022 

Cortile interno della Cooperativa di consumo di Fabbrico. Istituto Marani, Archivio storico fotografico del Comune di Fabbrico, 1923 ca. 

Nel paese uno dei primi atti concreti del fascismo è un assalto. Il 28 marzo 1921 sei squadristi di Carpi attaccano la Cooperativa di consumo e l’Ufficio di collocamento di Classe di Fabbrico, mentre registri e mobili vengono gettati su via Roma e dati alle fiamme. Tre giorni dopo, il 31 marzo 1921, al caffè Garibaldi in piazza a Fabbrico, viene firmato un accordo tra socialisti e fascisti per “garantirsi reciprocamente il pieno rispetto della libertà di pensiero, parola, riunione, associazione”. 

Tessera di adesione agli Arditi del Popolo di Corbelli Oreste. ASR, fondo della Corte di Assise di Reggio Emilia, processo a seguito dell’Omicidio di Umberto Degoli, 1922. Foto Alessandro Incerti, Reggio Emilia, 2022

Meno di un mese dopo l’accordo, il 19 aprile 1921, i fascisti locali, coadiuvati da altri Fasci di combattimento della zona (in particolare da Carpi), costringono la giunta comunale alle dimissioni. In quella giornata vengono bastonati il sindaco Onesto Sberveglieri, l’assessore Erminio Lugli e avvengono diverse violenze, comprese le devastazioni dei locali del socialismo fabbricese. Il primo cittadino di Fabbrico non motiva nemmeno le sue dimissioni, specificando che “sarebbe superfluo indicarne i motivi”. Dall’aprile 1921 il neonato Fascio di combattimento di Fabbrico ha il pieno controllo del territorio con un presidio squadrista permanente che controlla l’ordine pubblico, affiancandosi alle forze dell’ordine, con veri e propri pattugliamenti. Attraverso tecniche di violenza e persecuzione ben precise, i fascisti prendono il controllo della vita sociale e politica di questo piccolo paese attraverso il terrore. Diverse persone sono sorvegliate, perseguitate per la loro attività politica e costrette a scappare. Altri decidono di portare avanti una resistenza attiva organizzandosi con i compagni dei paesi vicini. È il caso di Umberto Degoli, Ampelio Zeni, Armando Bellesia e diversi altri. Tra la primavera e l’autunno 1921 a Fabbrico si svolgono alcuni incontri di propaganda comunista e si riflette sulla possibilità di aderire agli Arditi del Popolo, la prima formazione antifascista in armi politicamente mista. Le riunioni si svolgono a casa Degoli in via Cascina e in una casa colonica nei dintorni di via Selvatiche.  

La sera del 5 novembre 1921 una squadra di Arditi del Popolo, composta da una ventina di persone provenienti da Fabbrico, Campagnola, Novellara e Reggiolo, si muove verso Cadelbosco di Sopra. Lo scopo è distruggere la sede del Fascio di Combattimento locale. Il gruppo arriva in prossimità dell’obiettivo ma si scontra con una pattuglia dei carabinieri, a cui si aggiungono con ogni probabilità alcuni fascisti del paese. Dopo una sparatoria nella nebbia di novembre, Umberto Degoli rimane ucciso in piazza San Celestino.

Umberto Degoli. Istituto Marani, archivio storico fotografico del Comune di Fabbrico, 1917 

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Perizia con luogo di ritrovamento del cadavere di Umberto Degoli.  ASR, fondo della Corte di Assise di Reggio Emilia, processo a seguito dell’Omicidio di Umberto Degoli, 1921. Foto Alessandro Incerti, Reggio Emilia, 2022


La macchina giudiziaria si muove subito e durante le indagini, durate quasi due anni, vengono trattenuti dalle forze dell’ordine, in tempi diversi, quasi un centinaio di antifascisti di Cadelbosco di Sopra, Fabbrico, Novellara e Campagnola. Il processo viene celebrato il 28 gennaio 1924. Tutti gli imputati vengono assolti dell’omicidio di Umberto Degoli ma, quasi tutti, sono condannati per lo scontro a fuoco con i carabinieri. Il Comune di Cadelbosco di Sopra, in occasione del ventennale della Resistenza, ha conferito a Umberto Degoli una medaglia d’oro postuma. A Degoli è anche dedicata una strada nel Comune di Reggio Emilia.  

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