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Luzzara - Municipio

Dalla persecuzione violenta degli oppositori alla caduta della Giunta

Palazzo del Municipio FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI REGGIO EMILIA, 2022 

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Il 23 aprile 1921, durante l’inaugurazione del Fascio di Luzzara, il fascismo fa sfoggio immediatamente della sua violenza e della sua capacità di mobilitazione. In poche ore, le camicie nere occupano con le armi il Municipio del paese costringendo l’amministrazione comunale a dimettersi. Più che l’apertura di una nuova sezione, la giornata vede un’operazione di conquista coordinata e pianificata dal Fascio di Combattimento di Guastalla, insieme ai suoi simpatizzanti luzzaresi.

Palazzo del Municipio. FOTOTECA BIBLIOTECA PANIZZI, Reggio Emilia, 1920 ca. 

Palazzo del Municipio. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI REGGIO EMILIA, 2022 

L’episodio rappresenta la fine della giunta socialista luzzarese retta dal sindaco Ettore Pontoni, eletto il 19 settembre 1920 con la stragrande maggioranza delle preferenze dei votanti. Dopo l’arrivo degli squadristi in paese, viene inviata al sindaco una lettera in cui si pretendono le sue dimissioni entro 48 ore, a questo atto segue l’occupazione del Municipio. Il Consiglio comunale si dimette poche ore dopo. Allo stesso tempo il neocostituito Fascio di Luzzara, su ordine del direttorio fascista di Guastalla, comincia ad emettere alcuni bandi nei confronti di esponenti di forze politiche: l’ex sindaco Pontoni, gli assessori Ettore Borghi e Adelmo Brioni, il dirigente socialista Antonio Fortichiari, l’anarchico Riccardo Siliprandi e diversi altri. A decine vengono bastonati e costretti ad andarsene dal paese. Contemporaneamente, gli squadristi devastano la Casa del Popolo e si introducono nell'abitazione dell’ex sindaco Dall’Asta per sequestrare diversi documenti della Cooperativa di consumo.

Guerra di Classe, 14 maggio 1921. Archivio storico nazionale “Unione Sindacale Italiana - USI” 

targa siliprandi luzzara

Targa in memoria di Riccardo Siliprandi. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI REGGIO EMILIA, 2022 


La forza pubblica rimane immobile mentre il prefetto accetta le dimissioni degli amministratori e il 29 aprile nomina commissario prefettizio Giuseppe Lorenzini, noto rappresentante dell’agraria locale. L’inaugurazione del fascio luzzarese si conclude quindi con la creazione di un presidio fascista permanente. Viene inviato da Fabbrico Leopoldo Bagnoli, segretario politico ed ex legionario fiumano. Pochi giorni dopo anche le borgate di Villarotta e Codisotto subiscono la stessa sorte. Luzzara e i borghi vicini sono dichiarati in “regime fascista” e nei mesi successivi diverse persone vengono perseguitate e sono oggetto di numerose violenze. Nei giorni seguenti gli esiliati dal paese subiscono diverse sorti. Alcuni si trasferiscono in grandi città, altri non accettarono la situazione e pochi, come Riccardo Siliprandi, cominciarono a nascondersi sulle sponde del fiume Po. Il 7 maggio Siliprandi viene sorpreso in paese dagli squadristi e, dopo un breve scontro, è raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco tra il viale della Stazione e il vicolo che porta al teatro. Muore il giorno dopo all’Ospedale del paese. Inizialmente il fatto viene archiviato per insufficienza di prove: solo l’insistenza della madre della vittima dà luogo a un processo. Il 26 settembre 1922 gli squadristi Leonida Carpi, Giovanni Losi, Silvestro Franchi e Nino Fiaccadori compaiono sul banco degli imputati. I quattro fascisti vengono assolti con formula piena tra gli applausi dei presenti.

Targa a ricordo di Umberto Fontana posta davanti alla sua abitazione e tomba di Umberto Fontana al cimitero di Luzzara. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI REGGIO EMILIA, 2022 

L’8 giugno 1921 alcuni fascisti sostano in piazza a Luzzara per attaccare un manifesto sulla torre del paese. Umberto Fontana, imprenditore del truciolo, socialista, risponde ad alcune provocazioni e stacca il manifesto. Gli squadristi lo bastonano violentemente. Dopo le botte Fontana è costretto a letto per molti mesi. Da quel momento comincia nei suoi confronti una vera e propria persecuzione che termina solo nel febbraio del 1925. A metà di quel mese, infatti, al suo ritorno dal mercato di Suzzara è atteso in stazione dai fascisti: picchiato nuovamente, viene ricoverato all’Ospedale di Parma dove muore il 27 febbraio 1925.

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