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Brescello - Osteria di Coenzo

Una storia di confine

Coenzo di Sorbolo, ingresso nel paese FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022  

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Il 12 marzo 1922 all’osteria di Coenzo di Sorbolo, appena oltre il fiume Enza che separa la provincia di Reggio Emilia da quella di Parma, il bracciante parmense Mario Rabaglia e il brescellese Vincenzo Amadei vengono assassinati da una squadra fascista.

Coenzo di Sorbolo. Archivio Rizzini, Coenzo di Sorbolo, 1920 

Coenzo di Sorbolo, ingresso nel paese. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022 

L’assalto che provoca la morte di Amadei e Rabaglia rappresenta una vera e propria storia di confine. Avvenuto nell’alta campagna tra le province di Reggio, Parma e Mantova, è solo uno dei numerosi episodi da guerra civile dimenticati del biennio 1921-1922. La vicenda è particolarmente significativa e testimonia le tecniche della violenza e dell'aggressione fascista nei piccoli paesi delle campagne della pianura padana. A Mezzano Inferiore, nella provincia di Parma, la mattina di domenica 12 marzo 1922 si svolge un comizio fascista tenuto da Michele Terzaghi. Alla manifestazione accorrono numerosi squadristi provenienti dalle provincie di Parma, Reggio Emilia, Mantova e Cremona. Durante l’adunata fascista vi sono lievi incidenti tra squadristi e chi si oppone al comizio. Un gruppo di squadristi armati si distacca e si incammina a piedi alla vicina Coenzo, si dirigono verso l’osteria riconosciuta come ritrovo di socialisti, dove sostano diverse persone, e senza preavviso sparano. Mario Rabaglia, bracciante parmense, muore sul colpo mentre Amadei Vincenzo, socialista brescellese, viene ferito insieme alla nipote Adele, quest’ultima colpita di striscio. Alcuni carabinieri già presenti sul posto, alla vista dei fascisti armati scappano lungo la strada verso Brescello.

"Il Giornale di Reggio", 13 marzo 1922. Emeroteca Istoreco 

Via Antonio Panizzi, Casa del Popolo. Cartolina datata 1909. Da: “Brescello fra ottocento e novecento. Immagini del tempo perduto”, Tecnostampa, 1981 

I feriti vengono soccorsi dai presenti mentre gli squadristi si dileguano. Amadei viene trasportato d’urgenza all’Ospedale Civile di Brescello dove muore la mattina del giorno successivo. Diverse persone, indignate dall’accaduto e dal comportamento dei carabinieri, inscenano una protesta che viene fermata proprio dalle forze dell’ordine e dai fascisti accorsi sul posto dopo la fine del comizio. In quel momento quattro persone vengono arrestate per oltraggio. Nei giorni successivi, il socialista ed ex onorevole Guido Albertelli, insieme al prefetto di Parma, si recano sul posto con l’intento di aprire un’indagine sul comportamento delle forze dell’ordine che non trova alcun esito. I funerali di Vincenzo Amadei si tengono il 16 marzo 1922 a Brescello. In quella mattinata un lungo corteo composto, a quanto si dice, da oltre duemila persone si muove dall’ospedale civile fino al cimitero di Brescello. Durante le esequie non viene esibito alcun simbolo politico, ma solo due corone di fiori rossi e un discorso di circostanza di Ferrarini del circolo socialista di Brescello. 

L’episodio di Coenzo non rappresenta che uno dei tragici fatti che scuotono la provincia di Parma in quei giorni, quando in un solo fine settimana le squadre fasciste provocano cinque morti (di cui uno appunto residente nella provincia di Reggio Emilia) e diversi feriti e trova quindi eco anche in alcuni giornali nazionali. Attualmente, non sono state trovate fonti d’archivio che possano testimoniare di un processo per la vicenda di Coenzo. Sappiamo però che vi furono coinvolti alcuni squadristi di Poviglio, nel reggiano, fermati anche per l’assassinio di Fulgenzio Zani a Boretto nell’estate del 1922.

"La Giustizia", 15 marzo 1922. Emeroteca Biblioteca Panizzi  

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