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Scandiano - Palazzo della Posta vecchia

Violenza e impunità degli assassini

Palazzina della Posta Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, 1910 

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A Scandiano la violenza squadrista si manifesta soprattutto con la devastazione delle cooperative e le aggressioni contro i militanti socialisti, senza risparmiare le autorità civili. Nel raggio di qualche decina di metri dal palazzo della Posta Vecchia, in pieno centro, sono uccisi a distanza di pochi mesi Alfredo Incerti Rinaldi e Umberto Romoli. Dietro l’edificio sorge il Municipio, assaltato e occupato dagli squadristi nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1922. 

Palazzina della Posta. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, 1910 

Corso Vallisneri, angolo ex palazzina posta vecchia. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022  

Squadristi di Scandiano. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, 1922

Il fascismo a Scandiano è particolarmente violento contro i luoghi di aggregazione, come le cooperative, e le autorità, senza risparmiare il Sindaco Luigi Ghiacci che, accusato di aver ucciso un fascista durante un diverbio, è costretto a fuggire in clandestinità favorendo la successiva occupazione del Municipio nell’agosto del 1922.

Per tutta la prima parte del 1922 è un susseguirsi di devastazioni, aggressioni e bastonature o sparatorie ad opera dei fascisti locali, spesso coadiuvati da altri elementi dei comuni confinanti o del capoluogo, soprattutto nelle frazioni. Il 13 marzo 1922 viene colpito al volto in pieno centro a Scandiano, davanti al palazzo della Posta, tra il Municipio e il teatro Boiardo, Alfredo Incerti Rinaldi, sarto di 34 anni, socialista, che riporta la rottura del setto nasale e ferite gravi agli occhi. Nonostante i medici escludano il sospetto di una commozione celebrale, Incerti Rinaldi morirà il 15 marzo mentre è ancora ricoverato nell’Ospedale Civile. A causa dell’intervento tardivo dei carabinieri sul luogo dell’aggressione e la mancanza di formale denuncia, non verrà dato seguito a nessun processo verso gli esecutori.

Ritratto di Alfredo Incerti Rinaldi sul Monumento ai partigiani, deportati e vittime di guerra. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI. REGGIO EMILIA, 2022 

Palazzo Comunale di Scandiano. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, 1910 

Nell’agosto del 1922 il fascismo locale assalta la sede Municipale. Il contesto politico è quello dello sciopero legalitario contro le violenze squadriste; il pretesto è un fatto di sangue che coinvolge un fascista e il Primo cittadino socialista. La sera del 3 agosto 1922 il sindaco Luigi Ghiacci e l’assessore Adelmo Taddei sono coinvolti in una rissa con alcuni fascisti di fronte alla cooperativa di consumo di Scandiano, in corso Vallisneri. Dalle parole si passa ai fatti: dopo una breve sparatoria rimane riverso a terra il fascista Gino Germini, che morirà qualche giorno dopo, mentre rimane ferito l’assessore Taddei. La sera stessa vengono devastate diverse cooperative e la stessa casa di Ghiacci, accusato di essere il colpevole del ferimento grave di Germini. Nella notte del 4 agosto, con la Giunta nascosta per paura di ritorsioni, viene occupato il Municipio: nel giro di 10 giorni verrà dichiarata decaduta l’Amministrazione socialista legalmente eletta e nominato un commissario prefettizio. 

Corso Vallisneri – angolo via Fogliani. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, 1900 ca.

Ritratto di Umberto Romoli. FOTOTECA ISTORECO, FOTO GIACOMO PRENCIPE, REGGIO EMILIA, 2022 

Targa in corso Vallisneri a Scandiano, luogo dell’assassinio di Romoli. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI REGGIO EMILIA, 2022 

Il 13 novembre 1922 Umberto Romoli, ex vice sindaco ed ex assessore alle finanze della Giunta Ghiacci, viene ucciso all’incrocio tra viale Fogliani e corso Vallisneri. I fascisti, tra cui Marino Bottazzi, segretario del fascio locale, lo aggrediscono con l’accusa di aver investito un cane di proprietà del Bottazzi mentre, al volante del suo camion, Romoli stava percorrendo la strada che da Ventoso porta a Scandiano. Dopo aver fermato il veicolo su cui viaggiava Romoli cominciano le percosse. L’ex vice sindaco, colpito, si rifugia dentro l’atrio di una casa vicina, ma un colpo di pistola, sparato da Pellegrino Bottazzi, trapassa il portone colpendolo al cuore e causandone la morte immediata. Il processo, che si svolgerà nel marzo del 1923, vedrà tutti gli imputati assolti in seguito all’amnistia per i reati politici commessi dai fascisti. 

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