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Via Caggiati

Le case degli ebrei e il gazagà

Il ghetto di Reggio Emilia. ASRE, fondo miscellanea mappe, Comune di Reggio Emilia, cavamenti, cabreo Banzoli, mappa A. Reggio Emilia 1720  

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Con l'istituzione del ghetto, gli ebrei reggiani si trovano a vivere stipati in poche abitazioni, e a subire dure restrizioni, tra cui il divieto di proprietà imposto dal papa Paolo IV. La speculazione sui canoni di affitto sfocia, nel tempo, in un diritto abitativo unico: il “gazagà”, un possesso perpetuo che consentì agli ebrei di abitare stabilmente case nel ghetto, fino alla sua abolizione con l'emancipazione.

Il ghetto di Reggio Emilia. ASRE, fondo miscellanea mappe, Comune di Reggio Emilia, cavamenti, cabreo Banzoli, mappa A. Reggio Emilia 1720 

Veduta di Google Earth in cui si vede via Caggiati oggi.

Con la realizzazione del ghetto quasi 900 persone sono costrette ad abitare in sole 84 case, assieme a tutti i loro banchi, i negozi, i magazzini, le attività artigianali.

Il papa Paolo IV, oltre alla segregazione, impone agli ebrei il divieto di possedere immobili. Tale divieto scatena la speculazione da parte dei proprietari cristiani delle case comprese nel recinto del ghetto.

Il papa successivo, Pio IV, cerca nel 1562 di ovviare all’inconveniente temprando la assolutezza della proibizione. Si consente nuovamente la proprietà immobiliare fino a un massimo di 1500 ducati e si blocca in a tempo indeterminato il canone di affitto delle case del ghetto.

Questo blocco determina, per il suo singolare carattere di perpetuità, una sensibile alterazione strutturale del diritto di inquilinato. 

Bulla Sanctissimi in Christo Patris & D.N.D. Pauli divino providentiae Papae IIII, Contra Iudaeos aedita. Roma, s.n., 1555, Biblioteca Arciginnasio di Bologna.

02 planimetria casa grassetti

Planimetria del primo piano di casa Grassetti a Reggio Emilia posta in via Caggiati. Fototeca Biblioteca Panizzi, Pietro Antonio Armani, Manoscritti Reggiani. Reggio Emilia 1717 - 1799


Il passo definitivo è compiuto da papa Clemente VIII. Al fine di debellare la sempre risorgente speculazione da parte dei proprietari cristiani delle case del ghetto a danno degli ebrei, aggiunge nel 1604 al blocco perpetuo dei canoni anche quello egualmente perpetuo degli sfratti.
Con ciò si determina praticamente il diritto degli affittuari, diritto perpetuo di abitazione a canone perpetuamente inalterabile.

I contratti di affitto cominciano ad essere oggetto di trasferimenti a terzi, dati in dote, lasciati in eredità. Come si trattasse di un'autentica proprietà.

La parola gazagà deriva dall’ebraico hazakà per il termine italiano “possesso”. L’istituto dell'ius gazagà si estende nella penisola parallelamente alla costituzione dei ghetti e arriva così dopo il 1671 anche a Reggio Emilia.

Nei documenti del Settecento troviamo in Via Caggiati numerose case abitate in base al gazagà. I proprietari sono cittadini reggiani cristiani oppure le Monache della misericordia e i Padri della missione.

Troviamo residenti nelle case di questa via le famiglie degli ebrei reggiani: Carmi, Cevidalli, Foà, Levi, Liuzzi, Ottolenghi, Rabbeno, Ravà, Sacerdoti, ...

All’inizio della via risultano due edifici in uso alla Comunità ebraica e in fondo alla via si trova la scola degli ebrei tedeschi.

Con l'emancipazione degli ebrei e la fine dei ghetti il gazagà è scomparso.

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