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1904-2008

Officine Meccaniche Reggiane

Un secolo di Storie si intrecciano in un luogo

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Non si può parlare di Reggio Emilia senza conoscere la storia delle Officine Meccaniche Reggiane, una fabbrica che ha inciso profondamente nello sviluppo della città, fulcro di attività produttive e teatro di eventi di lotta e occupazione. Dopo alterne vicissitudini, oggi l’intera area è oggetto di un ambizioso progetto di riqualificazione.

Capannone delle Reggiane. Fototeca Istoreco, Reggio Emilia anni '70 

Capannone delle Reggiane fotografato dai binari della stazione centrale. Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, Reggio Emilia 2021
 

ingegneri reggiane

Officine Meccaniche Reggiane, costruzione edifici della sezione locomotive. Ing. De Caroli - Ing. Greco - Sig. Concornotti - Ing. Valentini - Dir. Braccini - Sig. Hardt - Sig. Olivero - Ing. Ferraguti - Ing. Giraudo. Fototeca Istoreco, Reggio Emilia 1908


La società Officine Meccaniche Reggiane viene costituita nel 1904 con l’intento di produrre materiale rotabile. Le maestranze, sin da subito sindacalmente molto attive, passano dalle 1000 unità del 1906 alle2000 del 1913. Già nel 1904 avvengono forti mobilitazioni operaie sul cottimo e sulle condizioni di lavoro, mentre nel 1907 nasce la Lega dei Metallurgici di Reggio Emilia, aderente alla FIOM e alla locale Camera del Lavoro.

Officine Meccaniche Italiane, reparto fucinatori. Fototeca Istoreco, Reggio Emilia 1914

Nel 1914 e nel 1915 gli operai delle Reggiane sono protagonisti d’imponenti manifestazioni cittadine contro la guerra: il 25 febbraio 1915 due giovani lavoratori cadranno uccisi dai carabinieri mentre tentavano di impedire il comizio dell’interventista Cesare Battisti al Teatro Ariosto. Con l’entrata in guerra dell’Italia lo stabilimento viene militarizzato perché fornitore di materiale bellico; gli operai raggiungono in questi anni le 6000 unità, con una forte presenza anche di manodopera femminile.

Nel 1919 gli operai delle Reggiane, in seguito alla stipula di un concordato nazionale tra FIOM e industriali, ottengono il riconoscimento delle Commissioni Interne, la gestione del collocamento e le 8 ore di lavoro per 6 giorni alla settimana. Resta il tema dell’adeguamento salariale che conduce all'occupazione delle fabbriche. Quella delle Reggiane ha inizio il 4 settembre del 1920 e finisce il 28 settembre. Attraverso un concordato tra la CGdL e Confindustria gli operai ottengono aumenti salariali e indennità di licenziamento.

Il concordato degli operai delle Officine Meccaniche. Archivio Camera del Lavoro di Reggio Emilia 1919 

Veduta delle Officine Meccaniche Reggiane. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia 1920 ca. 

Già nel marzo 1920 si svolgono in città tre conferenze sull'esperienza dei Consigli di Fabbrica con la presenza di Umberto Terracini de l'Ordine Nuovo di Gramsci. Il concordato nazionale del 20 settembre che sancisce la fine dell'occupazione delle fabbriche, alle Reggiane viene approvato con 1225 voti a favore e 496 voti contrari. La CGdL, a questo punto, propone il passaggio delle Reggiane dalla proprietà a una cooperativa dei lavoratori. Nel gennaio 1921 l'assemblea generale degli operai, alla presenza di Terracini e di Baldesi per la Cgil nazionale, respinge al 55% l'idea di costituirsi in cooperativa. L’avvento del fascismo trova nei lavoratori delle Reggiane uno dei principali punti di resistenza in città. Ancora nel 1924 i sindacati fascisti subiscono una pesante sconfitta nelle elezioni per il rinnovo della Commissione Interna: su 1019 voti ben 782 vanno alla FIOM.

Collaudo ali di un velivolo. Fototeca Istoreco, Reggio Emilia anni '40 

Dagli anni ’30, a seguito delle politiche autarchiche e di riarmo, oltre alla consolidata produzione di materiale ferroviario inizia la produzione degli aeroplani Caproni; gli occupati passano dai 1512 del 1934 agli 11.225 del 1941, con una rilevante presenza femminile.

Dalla primavera del 1943 iniziano i primi scioperi apertamente antifascisti e per la fine della guerra. Il 28 luglio migliaia di lavoratori fermano la produzione e si dirigono ai cancelli al grido “pace e pane”. Le guardie giurate e i militari aprono il fuoco: 9 morti e decine di feriti.

Avviso della Direzione delle "Reggiane" dopo l'occupazione nazista a seguito dell'Armistizio dell'8 settembre 1943. Fototeca Istoreco, Reggio Emilia 10 settembre 1943 

Manifesto "I lavoratori hanno ricostruito le fabbriche e il Piano Marshall le distrugge". Archivio fotografico Camera del Lavoro di Reggio Emilia, primi anni '50. Lavoratori all'interno di vari reparti delle Reggiane. Archivio fotografico Camera del Lavoro di Reggio Emilia, primi anni '50

L’8 gennaio 1944 un bombardamento alleato distrugge l’80% della fabbrica e il 20% dei macchinari. Alla fine della guerra gli occupati sono appena 3500 ma saranno loro a ricostruire e a rimettere in funzione le Reggiane, che intanto sono diventate di proprietà dell’EFIM (partecipazioni statali). Nell’autunno del 1948 la Direzione avanza la richiesta di oltre 2000 licenziamenti su un totale di 5782 addetti. Il compromesso viene trovato sia negli incentivi all’esodo (per circa 1.000 lavoratori) sia nei corsi di formazione e riqualificazione professionale che interessano altre centinaia di lavoratori.

I tre famosi trattori R60 costruiti dalle maestranze delle Reggiane durante l'assenza della Direzione. Archivio fotografico della CGIL Nazionale, Roma 1951

La situazione di stallo si protrae fino all’autunno del 1950 quando, a seguito del mancato rientro in fabbrica degli apprendisti interessati da un corso di formazione, i lavoratori decidono l’occupazione dello stabilimento: è il 5 ottobre 1950 e gli occupati, in quel momento, sono 4904. La lotta per la difesa delle Reggiane dura 493 giorni.

Attraverso le testimonianze dei protagonisti e le immagini di repertorio cinematografico e fotografico, si ricostruisce la storia dell'occupazione delle Officine meccaniche Reggiane. Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, 2001 

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La vertenza si chiude con la liquidazione dell'azienda e con licenziamenti di massa. L'attività riprenderà nel 1952 con poco meno di 700 addetti. Per gran parte dei lavoratori protagonisti dell’occupazione e dell’autogestione si aprono, invece, lunghi anni di emigrazione, precarietà e disoccupazione a seguito dei licenziamenti per discriminazione polico-sindacale. Alcuni di loro, approfittando della nuova fase economica di fine anni ’50 e inizio ’60, il cosiddetto “boom economico”, saranno tra i protagonisti dello sviluppo industriale della provincia.

street art reggiane

Due opere di street art all'interno dei capannoni delle Reggiane abbandonati, ora oggetto di riqualificazione. Fototeca Istoreco, foto Angelo Bariani, Reggio Emilia 2015


Il 7 luglio 1960 le Nuove Reggiane tornano a scioperare. Nel 1994, dopo la dismissione dell’industria statale, lo stabilimento è acquistato dal Gruppo Fantuzzi e la produzione – che coinvolge circa 500 dipendenti - è riconvertita nella costruzione di attrezzature per porti. La produzione alle Reggiane cessa nel 2008, quando vengono cedute al gruppo Terex. Dal 2013 l’area delle ex Reggiane è oggetto di riqualificazione da parte del Comune di Reggio Emilia.

Planimetria delle Officine Meccaniche Reggiane. Fototeca Istoreco, Reggio Emilia 1945

Nella planimetria delle Officine Meccaniche Reggiane riportata sopra, compaiono i luoghi interni al complesso proposti in questa stanza tematica.

2. Palazzina della Direzione

3. Portineria operai

4. Refettorio nuovo

5. Reparto avio

6. Reparto ferroviario

7. Tecnopolo

8. Villa del Direttore

9. Dopolavoro

10. Quartiere Cairo

11. Villa Cougnet

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