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1948-1951

Piazza della Vittoria

Luogo di manifestazioni e comizi dei lavoratori in lotta

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I mesi dell'occupazione delle Reggiane hanno catalizzato l'attenzione su una questione di importanza nazionale da parte non solo della CGIL ma anche di grandi intellettuali da Luchino Visconti a Italo Calvino. Nonostante un’occupazione lunga e faticosa l’epilogo non terrà conto delle istante dei lavoratori che dovranno migrare all’estero o in altre zone di Italia.

Giuseppe Di Vittorio parla dal balcone del Teatro Ariosto durante il comizio in occasione della fine dell'occupazione delle Reggiane. Archivio fotografico della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, 8 ottobre 1951 

Veduta di Piazza della Vittoria dal balcone del Teatro Ariosto. Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, Reggio Emilia 2021 

manifestazione protesta reggiane

Manifestazione provinciale di protesta del giorno 3 ottobre contro i licenziamenti (2.100) alle  Reggiane . Alla presenza di oltre 70.000 cittadini hanno parlato il sen. Roveda, Arturo Piccinini (della Segreteria Camerale) e il sig. Passotti Francesco dei Sindacati liberi di Reggio Emilia (didascalia su retro stampa). Archivio storico della CGIL Nazionale, Roma 3 ottobre 1950


Nel dopoguerra, il futuro della fabbrica, e in generale della grande industria nel nostro Paese, è incerto. Vi sono preoccupazioni per il destino di molte realtà produttive e la grande impresa reggiana non fa eccezione. La Direzione annuncia senza contrattazione alcuna un taglio della forza lavoro, che prevede 3250 licenziamenti, su 4900 occupati in totale, senza nessun piano industriale per il rilancio e lo sviluppo dell’azienda. La situazione precipita.  L’occupazione inizia il 5 ottobre 1950.

La Celere disperde una manifestazione di lavoratori delle Reggiane. Archivio fotografico della Camera del Lavoro di Reggio Emilia,1950

Mesi e mesi di occupazione senza salario pesano sulla condizione concreta dei lavoratori, dividendo nettamente coloro che partecipano alla lotta dalle poche centinaia che ne rimangono fuori e timbrando giornalmente il cartellino, continuano a ricevere la retribuzione. Le iniziative e le manifestazioni sono spesso attaccate dalla Celere, come accade alle colonne mute, gruppi di lavoratori che sfilano silenziosi per la città.

Nel corso dell'occupazione dell'officina un incontro fra operai e intellettuali. Nelle foto si riconoscono lo scrittore Carlo Levi e il Pittore Renato Guttuso. Archivio fotografico della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, 7 luglio 1951 

Nell’estate del 1951, la CGIL in ambito nazionale si impegna in una particolare azione di sostegno nei confronti delle Reggiane. Questa porterà anche alla visita nella fabbrica occupata di molti intellettuali (tra loro Luchino Visconti, Renato Guttuso, Italo Calvino, Carlo Levi, Marino Mazzacurati) che portano il tema all’attenzione della stampa nazionale. Le proteste tuttavia vengono ignorate.  L’8 ottobre del 1951 i lavoratori in corteo lasciano la fabbrica e partecipano nel centro della città alla grande manifestazione, con il comizio conclusivo di Di Vittorio che esprime un giudizio perentorio: “sconfitta sindacale, vittoria politica”.

corteo operai reggiane

Manifestazione degli operai delle Reggiane. Archivio fotografico della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, 20 dicembre 1952


La fine dell’occupazione segna anche l’inizio dell’esodo di migliaia di lavoratori in cercar di fortuna. La politica aziendale non ascolta sindacati e lavoratori e si conclude con il licenziamento di tutti i lavoratori e la successiva riassunzione di soli 700 addetti con criteri esplicitamente discriminatori rispetto ai 4900 iniziali. Reggio Emilia perde così attrattivi e molti furono costretti ad emigrare, nel triangolo industriale o in Svizzera.   
 

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