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Novellara - Cooperativa di Consumo

La nascita dell'Unione Antibolscevica

Cooperativa di consumo in piazza Battisti Da: Vittorio Ariosi, “Novellara e novellaresi”, Palazzo Bonaretti editore, 2010, p.96 

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Vista la situazione “resa insostenibile per soli motivi politici”, Il 4 aprile 1921 il sindaco Nino Rossi è costretto a rassegnare le dimissioni. Cinque giorni dopo seguiranno quelle di tutta la maggioranza consigliare. Il 16 aprile 1921 viene nominato un commissario prefettizio con lo scopo di provvedere alla “pacificazione degli animi, onde evitare dolorose conseguenze fra le correnti più spinte”, di fatto termina così l’amministrazione socialista a Novellara. 

Cooperativa di consumo in piazza Battisti. Da: Vittorio Ariosi, “Novellara e novellaresi”, Palazzo Bonaretti editore, 2010, p.96 

Edificio dove sorgeva la Cooperativa di consumo in piazza Battisti. FOTOTECA ISTORECO, FOTO ANDREA MAINARDI, REGGIO EMILIA, 2022 

Novellara rappresenta uno dei luoghi da dove arriva la vera e propria spinta per la nascita dei Fasci di combattimento nella Bassa reggiana. Il 5 dicembre 1920 viene fondata nel comune l’Unione antibolscevica “che perseguiva nell’ambito cittadino fini prettamente fascisti” e “contro il malgoverno bolscevico”. Nel primo manifesto diffuso il primo gennaio 1921, proprio il giorno successivo alle violenze squadriste compiute a Correggio, il direttorio annunciava gli scopi di lotta antisocialista e invitava “tutti i galantuomini ad aderirvi per la tutela dell’ordine, la libertà di tutti i cittadini e la rigenerazione morale del popolo novellarese, al fine di debellare il bolscevismo e scongiurare l’avvento delle barbarie”. L’organizzazione ha vita breve mutando, quattro mesi dopo, nel Fascio di combattimento, inaugurato il 14 marzo del 1921 e guidato dall’avvocato Giovanni Fabbrici che diventerà uno degli esponenti di spicco del fascismo reggiano.  

“Il Giornale di Reggio”, 5 gennaio 1921. Emeroteca Istoreco  

cooperativa metallurgici novellara 1922

Soci della cooperativa metallurgici. Archivio storico del comune di Novellara, 1922 


La conquista fascista di Novellara si concentra, come già in altri comuni, contro i simboli e le sedi economiche e sociali del potere socialista acquisiti dal partito attraverso le lotte degli anni precedenti.
In particolar modo la cooperazione nel novellarese aveva avuto una massiccia espansione, alla fine del 1920 contava quattro cooperative di consumo con 650 soci, quattro cooperative di lavoro e una agricola. 

manifesto conferenza adelmo sichel 1922

Manifesto per la conferenza di Adelmo Sichel. Archivio storico del Comune di Novellara, 3 aprile 1921 


Il 3 aprile l’Onorevole Adelmo Sichel è atteso alla Casa del Popolo per una conferenza sulla municipalizzazione delle farmacie, un argomento particolarmente caro alla rieletta amministrazione socialista e, allo stesso tempo, molto contrastato dai fascisti. Sichel viene fermato alla stazione di Novellara e costretto con la forza a ritornare a Guastalla. 

comunicazione prefetto boniburini aggressioni fasciste 1921

Comunicazione del Prefetto Boniburini dopo le aggressioni squadriste del 3 aprile 1921. Archivio Istoreco, fondo Giannino Degani, 4 aprile 1921  


Gli squadristi proseguono poi per il centro del paese e attaccano la Casa del Popolo dove hanno sede gli uffici della Cooperativa di consumo, birocciai, braccianti e muratori. Rovesciano sulla strada carte, seggiole e macchine da scrivere e appiccano il fuoco. Un gruppo si dirige poi alla rocca devastando l’Ufficio di collocamento di classe ed entra negli uffici comunali. Il giorno successivo il sindaco Nino Rossi viene raggiunto nella sua abitazione e obbligato a firmare una lettera di dimissioni, mentre agli assessori e consiglieri comunali più in vista si impone l’allontanamento “pena una congrua bastonatura”. 

Corte Caldirana. Da Gian Paolo Barilli, “Vie, strade, piazze di Novellara, 1999, p.57

In questo clima di violenze e persecuzioni, alcuni socialisti e alcuni membri del neonato Partito Comunista – che creano anche un piccolo nucleo di Arditi del Popolo - cercano di organizzarsi con l’intento di coordinare clandestinamente la difesa contro gli attacchi squadristici. Il podere Caldirana nella Valle di Novellara è individuato come un luogo sicuro dove tenere riunioni e in cui rifugiarsi per sfuggire alle bastonature e alle violenze fasciste. La notte tra il 26 e il 27 maggio 1921 ha inizio la spedizione fascista, come si legge nel rapporto della prefettura: “la casa colonica situata in località Caldirana, verso le ore due, veniva circondata da fascisti dei comuni limitrofi colà adunatisi segretamente e venivano esplosi colpi di arma da fuoco (…) che determinavano la morte del comunista Ernesto Loschi di anni 35”.

A seguito dei fatti, la questura dispone l’arresto di Enzo Mariani Cerati, Galliano Pigozzi, Ferrante Taschini, Adriano Berni e Bruno Lombardini di Novellara, accusati di omicidio.
Al processo celebrato dalla corte d’assise a Reggio Emilia il 30, 31 gennaio e 1 e 2 febbraio 1922, gli imputati, come in altri processi per omicidi commessi dallo squadrismo, sono dichiarati innocenti.
La sentenza assolutoria è accolta da un “formidabile grido di evviva” dal pubblico di camicie nere seguito da un corteo fascista tra Piazza del Monte e la Via Emilia. 

“Il Giornale di Reggio”, 31 gennaio 1922. Emeroteca Istoreco 

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