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Rifugi antiaerei

Scopri i luoghi in cui ci si poteva riparare durante i bombardamenti

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Gli attacchi aerei non danno scampo alla popolazione che non potendo difendersi altrimenti trovava rifugio in ricoveri sotterranei. A ogni sirena occorre fuggire e cercare riparo in luoghi angusti che, per i civili inermi, è l'anticamera della pazzia: la permanenza prolungata in un attesa di un attacco provoca crisi di panico, traumi nervosi e incontrollabili spinte ad uscire all'aperto, anche a rischio della vita.

Rifugio antiaereo in via Mari presso l'asilo Manodori- Palazzo da Mosto. Fototeca Biblioteca Panizzi

Palazzo da Mosto in via Mari. Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, Reggio Emilia 2020

La difesa delle popolazioni dagli attacchi aerei, che registra i primi improvvisati apprestamenti già nel corso della Prima Guerra mondiale, diventa un impegno primario durante la Seconda. L'impressionante sviluppo del mezzo aereo, lo fa divenire una delle principali armi di attacco agli obiettivi militari, industriali e infrastrutture nei territori nemici. 

Norme di contegno in caso di allarme. Fondo documenti UNPA, Archivio di Stato di Reggio Emilia 

mappa ricoveri pubblici reggio

Mappa dei ricoveri pubblici a Reggio Emilia


Gli effetti di queste nuove strategie di guerra ricadono inesorabilmente sui civili al fine di fiaccarne le capacità di resistenza. I ricoveri antiaerei diventano pertanto il principale mezzo di difesa passiva che le autorità civili e militari devono approntare. In Italia, già nel 1936, è resa obbligatoria la realizzazione dei ricoveri nelle nuove costruzioni, un provvedimento rivelatore delle politiche aggressive del regime. 

Ricovero tubolare. Fondo documenti UNPA, Archivio di Stato di Reggio Emilia 

Nella città di Reggio sono apprestati circa ottanta ricoveri pubblici entro manufatti appositi o spazi edilizi privati ritenuti idonei (sotterranei, cripte), mentre saranno un migliaio circa i ricoveri ricavati negli edifici privati sotto il controllo del CPA. Un esempio è il rifugio nei sotterranei del Teatro Municipale.

ricovero cripta duomo

La cripta del Duomo reggiano convertita a ricovero. Fondo documenti UNPA, Archivio di Stato di Reggio Emilia


La capienza dei ricoveri in città è valutata sufficiente, mentre sono molte le inadeguatezze rilevate per la qualità "residenziale", le dotazioni d'emergenza e la robustezza strutturale. La vita in rifugio, per i civili inermi, è l'anticamera della pazzia. Le fughe ai ricoveri su allarme aereo, la permanenza prolungata negli angusti spazi in una spasmodica attesa di un attacco, provocano crisi di panico, traumi nervosi, incontrollabili spinte ad uscire all'aperto, anche al rischio della vita: per alcuni morire all'aperto era sempre meglio che fare la morte del topo là dentro. 

Nel 1934 viene creata l'UNPA (Unione nazionale protezione antiaerea) allo scopo di informare sui pericoli della guerra aerea, collaborare all'attuazione dei provvedimenti di difesa, promuovere la costruzione dei rifugi. Sotto pieno controllo e direzione del regime, resta però un'associazione volontaristica fino all'entrata in guerra dell'Italia quando è militarizzata. Le adesioni volontarie, previo pagamento quota, non supereranno le 150.000 unità, contro gli 11 milioni dell'omologa lega tedesca. Le dotazioni di mezzi materiali ed economici e di uomini sono limitate, anche a guerra in corso. 

Manuale per le squadre UNPA. Fondo documenti UNPA, Archivio di Stato di Reggio Emilia 

fascia capo fabbricato

Fascia distintiva del capo fabbricato. Fondo documenti UNPA, Archivio di Stato di Reggio Emilia


L'organizzazione locale delle squadre, presso i Gruppi rionali fascisti, rende talora evanescente la loro consistenza e debole la capacità d'azione, specie durante la guerra, nonostante la mobilitazione del personale, che tuttavia può contare solo su giovani studenti e su pensionati. Quella che doveva essere una poderosa organizzazione, risulta alla fine insufficiente rispetto ai bisogni reali nei momenti critici post attacchi. Ciò non significa che le popolazioni siano rimaste prive di aiuto che viene quasi sempre assicurato, nei limiti delle contingenze, da militari di presidio, vigili del fuoco, strutture sanitarie, genio civile ed enti locali. 

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