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Carcere di San Tommaso

La prima tappa della deportazione degli ebrei reggiani

Via delle Carceri. Fototeca biblioteca Panizzi, fondo Ivano Burani. Reggio Emilia 1979 

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Eretto nel 1472 come convento per le monache del Corpus Domini, l’edificio è decorato con un fregio superiore ornato da piccoli calici, a richiamare la sua originaria destinazione religiosa. In seguito, il complesso viene accorpato al monastero maschile di San Tommaso, situato nello spazio retrostante. Nel 1876, il Regno d'Italia ne prende possesso e, probabilmente in virtù della sua struttura architettonica già idonea, lo trasforma in casa circondariale della città.

Via delle Carceri. Fototeca biblioteca Panizzi, fondo Ivano Burani. Reggio Emilia 1979 

Via delle Carceri. Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, Reggio Emilia 2024

Nei primi giorni di dicembre del 1943, in seguito all’applicazione della circolare del 30 novembre emanata dal ministro della Repubblica Sociale Italiana, Guido Buffarini Guidi, che ordinava l'arresto dei cittadini considerati “di razza ebraica”, gli ebrei reggiani arrestati dalla questura italiana e dalla polizia nazista vengono condotti al carcere di San Tommaso, dove, all'ingresso, vengono registrati con le stesse procedure riservate ai criminali comuni. 

 Circolare del 30 novembre a firma del Ministro. ACS, Ministero dell'Interno, Gabinetto, RSI, Carte del ministro Buffarini Guidi (1938-1945), busta unica, f. 75 


Archivio di Stato Reggio Emilia, fondo Prefettura Reggio Emilia, Ufficio di Gabinetto 1881 - 1960, busta 70 bis. 

ACS, MI DG PS div. AAGGRR II Guerra Mondiale, Ebrei Internati, busta 13  

Alcuni di loro, tra cui le tre sorelle Corinaldi e Paolo Bonaventura, più anziani, vengono riportati a casa e sorvegliati in attesa di essere trasferiti nei giorni successivi, insieme a tutti gli altri arrestati, al piccolo campo di concentramento per gli ebrei della provincia, situato nel Casino Nobili di Villa Cavazzoli, una zona di campagna a nord-ovest della città. 

In totale si tratta di 10 ebrei reggiani e 19 ebrei di origine libica e polacca, i quali, il 16 febbraio 1944, vengono trasferiti al campo di smistamento di Fossoli di Carpi.

Durante il ventennio fascista il carcere di San Tommaso è uno dei principali luoghi di detenzione presenti in città, utilizzato soprattutto per oppositori politici. Rimane in funzione fino ai primi anni ’90, da allora è utilizzato come deposito dell'Archivio di Stato. 

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