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1943

Officine Meccaniche Italiane "Reggiane"

Gli operai manifestano per la pace

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Oggetto in questi anni di un progetto di riqualificazione, le Officine Meccaniche Reggiane rappresentano un luogo fondamentale della storia della città di Reggio Emilia. Qui, dopo l’uccisione il 28 luglio 1943 di nove operai, molti prendono coscienza della necessità di combattere e si arruolano nei movimenti di resistenza. Nella vicina Piazza Secchi sorge oggi un monumento a ricordo dell’eccidio con una didascalia in diverse lingue perché i nuovi sfruttati conoscano le lotte degli operai del 1943. 

Cancello di ingresso con palazzina dell'amministrazione. Fototeca Istoreco, 1940 ca. 

Cancello di Ingresso delle ex Officine Meccaniche Italiane "Reggiane". Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, 2020 


Testimonianza di Fernando Toni Cavazzini tratta dal sito ERA - European Resistance Archive 

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Le Officine Meccaniche Reggiane sono un luogo in cui si sovrappongono numerose storie e memorie della città di Reggio Emilia, nel secolo scorso e nel tempo presente. L’uccisione di nove operai che manifestavano per la pace e il pane il 28 luglio 1943, appena qualche giorno dopo la caduta e l’arresto di Benito Mussolini su ordine del re Vittorio Emanuele III, ha segnato le memorie e le sorti di numerosi futuri protagonisti del movimento di resistenza locale che, a partire dall’8 settembre 1943, avrebbe preso corpo e movimento.
 

Molti giovani manovalanze, fra le centinaia che quel giorno assistettero al massacro dei loro compagni e compagne in quella mattina di luglio, scelsero la strada della lotta armata: ne sono un esempio Fernando Toni Cavazzini che diventerà capo squadra dei sabotatori Demonio e Luciano Guidotti Sparviero che a 18 anni entra a far parte della resistenza scrivendo i suoi vividi ricordi nel racconto choc Sangue alle Reggiane.

Composizione con i visi delle vittime dell'eccidio del 28 luglio 1943. Fototeca Istoreco 

L'onorevole Giuseppe Di Vittorio saluta cordialmente il sindaco di Reggio Emilia Cesare Campioli. Archivio nazionale CGIL, Reggio Emilia, 28 luglio 1951 

Le vicende di quel 28 luglio 1943 vengono ricostruite in altre stanze del nostro museo. Qui vorremmo ricordare i volti, i nomi e alcuni dettagli degli otto uomini e una donna assassinati durante quella pacifica manifestazione: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Ventisei i feriti. Alcuni di loro gravissimi. 

Al termine della manifestazione commemorativa dei martiri del 28 luglio 1943, tenuta dall'onorevole Di Vittorio, il popolo brucia il simbolo della guerra, un finto cannone in legno, esprimendo così la propria volontà di pace. Archivio Nazionale CGIL, Reggio Emilia 28 luglio 1951 

La memoria dell’eccidio è rimasta sino a oggi, anche se con molta meno enfasi, nella memoria della Cgil e della città. Il ricordo più vivido è degli immediati anni del dopoguerra: nel 1951 nell’ottavo anniversario e in piena occupazione della fabbrica, a causa del progetto di ristrutturazione dell’azienda che prevedeva migliaia di licenziamenti, anche Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della Cgil e costituente partecipa alla commemorazione. 

Monumento a ricordo dell'eccidio in piazza Domenica Secchi. Foto Matthias Duchfeld, Reggio Emilia, 2010
Inaugurazione della piazza intitolata a Domenica Secchi. Foto Comune di Reggio Emilia, 2010

Oggi vicino al luogo dell’eccidio e nel quartiere multietnico della stazione in piazza Domenica Secchi sorge un monumento a ricordo dell’eccidio con una didascalia in diverse lingue perché i nuovi sfruttati conoscano le lotte degli operai del 1943. Monumento e piazza sono stati inaugurati il 28 luglio 2010, 67° anniversario dell’eccidio. 

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